Riflessioni

I veri sentimenti sono venti che ti travolgono…
travolgono l’aria spostandola...
non li vedi ma li senti. 

Il Vento, il vero Vento ti soffia dentro anche quando non c’è più un filo d’aria.

Amo la gente che si ama, che sa amarsi. 

Ha un vestito migliore cucito addosso con l’ago dell’anima.

E lo regala, senza guardare la misura.

Perché l’amore non si prova, si indossa direttamente.


Mi piace la gente che ha un chiodo fisso su cui attaccare il cuore...

... e che sale sulla scala dell'infinito, si affaccia alle finestre del cielo per appenderlo senza riserve nella sua vita.

E lo dipinge a mano l'amore, ed è l'unico quadro che gli resta nei paesaggi della memoria.

                                                                  (Massimo Bisotti, scrittore)


INDICE



Giovedì Santo
  • "Li amò sino alla fine"
  • Un Anonimo dice...
Solidarietà              (di Bertolt Brecht) 

Quante belle emozioni ci perdiamo?  

Dio ci ama di un amore incondizionato (don Marco Pedron)
 









Dio ci ama di un amore incondizionato.

L'amore umano, anche il più grande, pone, ha, delle condizioni. Quello di Dio no. Noi abbiamo imparato che per essere amati bisogna fare qualcosa.
Quando facevo il bravo seguivo mio fratello che era più piccolo di me, gli facevo da baby-sitter, così mia madre poteva andare a lavorare e lei, quando tornava, mi diceva: "Che bravo che sei stato!". Era orgogliosa di avere un bambino così bravo come me. Allora io ho imparato che se si è bravi si ha l'amore. Ma Dio non è così. Dio non ti ama perché sei bravo, Dio ti ama perché sei tu.
Quando andavo a scuola, se studiavo prendevo dei bei voti e la maestra parlava bene di me ai miei genitori. E siccome ero disciplinatissimo, ero additato come esempio dalla maestra. Allora ho imparto che l'amore si merita: si fanno alcune cose e si ha la stima, l'approvazione, il riconoscimento, dalle figure importanti della tua vita. Ma Dio non è così. L'amore di Dio non si merita, è gratuito, è im-meritato.
Quando ero adolescente ho capito che i belli erano visti dalle ragazze e che i ricchi erano corteggiati da loro. Ho capito che solo se si aveva delle qualità si poteva essere "visti" o tenuti in considerazione. Allora cercavo di "mostrarmi", di "farmi vedere", di mettere in luce le mie doti, perché qualcuno mi vedesse. Ma Dio non è così. Non bisogna diventare chissà cosa o chissà chi perché Dio ci ami. Non dobbiamo aver successo per andare bene a Dio né diventare qualcosa di diverso da noi stessi.
Quando ero in seminario ho imparato che se ci si comportava bene e non si creavano problemi allora i superiori ti stimavano e ti apprezzavano. Se non creavi problemi ne avresti guadagnato in stima. Così non creai nessun problema e fui bravissimo, un modello. Ma Dio non è così. Non mi devo comportare bene perché Dio mi ami; non devo rinunciare a me perché Dio mi ami; non devo fare il buono perché Lui mi ami.
Quando andavo dal padre spirituale in seminario minore bastava non raccontargli certe cose e lui era contento. Ma Dio non è così. A Lui puoi raccontare tutto, anche ciò di cui più ti vergogni, anche ciò che più ti fa male, ti ripugna, ti fa schifo. Lui ti ama lo stesso.
Quando andremo di là, il Gran Capo, qualunque cosa ci sia scritta nel libro della nostra vita, ci dirà: "Vuoi venire con me? Vuoi accedere alla felicità... alla festa... alla luce... alla pienezza eterna?". E basterà dirgli: "Sì". Nient'altro. Ma per molti di noi, quando vedremo tutto il libro della nostra vita, sarà difficile terribilmente difficile dirgli di "sì" perché ci vergogneremo della nostra vita e vorremo meritarci il suo amore, guadagnarci il paradiso. E, invece, no. Il suo amore è Gratis, per questo si chiama Grazia. La Grazia è gratuita e l'unica cosa da fare è dire: "Grazie".
    (don Marco Pedron)


 
 Giovedì Santo

"Li amò sino alla fine" (Gv 13,1-15)

Per Giovanni i fatti sono chiari: Gesù non è vittima di un agguato ma il lucido interprete del capolavoro di Dio. Gesù sceglie di amare e va fino in fondo.

don Mario dice:
In questi giorni ascolto non poche persone che, riflettendo sulle proprie miserie e sui propri errori, sembrano dire: "Io sono il problema, io fallisco e cado continuamente!." Ma le insidie che nascono dai nostri errori - in un certo senso - devono spaventarci meno dei nostri tentativi di amare. Amare sino alla fine: questo sì che ci mette in pericolo!
Eppure Gesù assume questo rischio ed è come se ci strizzasse l'occhio: 
"Fate anche voi come me!". 
Lo dice non per proporci un'impresa impossibile, ma per farci vivere come figli liberi, che entrano volentieri in scena...perchè cercano di più. 


un Anonimo dice:

Quando ho smesso di cercare Dio nell'alto dei cieli, nel labirinto del mio dentro, nella natura, nella filosofia, nella sapienza; quando ho smesso di farne una questione esclusiva di religione, di chiese, di libri, di preghiere, di meditazioni, di interpretazioni e ho abbassato lo sguardo alla mia altezza, e mi sono lasciato fissare dritto in faccia da Gesù, allora l'ho visto anch'io, quell'occhiolino.
In quella strizzata d'occhio c'è tutto il giovedì santo: non c'è piu' Dio da una parte, e io dall'altra , e gli altri di contorno. 
C'è un amico che è tuo amico per davvero( hai presente l'amico?), e ti chiede di farti amico a tua volta , suo e degli altri.
Fai come me.
Fai come me? Quale Dio potrebbe chiedere questo? Per una vita io l'ho chiamato Dio, l'ho considerato l'Altro, l'ho tenuto a forza, con la mia devozione, nell'alto di quel cielo da cui lui è sceso per sempre, dove lui non è più voluto stare rinserrato. E così, più lo chiamavo, più l'allontanavo. Più lo cercavo, più lo spingevo via.
Gesù non è solo "Dio che si fa uomo". 
E' Dio che diventa uomo come me: per sempre. 
Io lo incontrerò con il suo corpo, che toccherò come Tommaso. 
Quale Dio, e quale io? Quale separazione? Quale barriera? 
La comunione che Gesù ci propone è questo: impastarci in una cosa sola, in una carne sola. Niente di quello che Dio può fare mi è precluso, se io sto con lui.
Quell'occhiolino, dopo una vita intera giocata in difesa , a opporre valide ragioni e sano buon senso, ti taglia le gambe , vince ogni resistenza e ti fa spalancare le braccia. Che è il segno dell'accoglienza e dell'abbraccio, ma anche il gesto che tra poco Gesù assumerà sulla sua croce.
Quell'occhiolino ti apre gli occhi, e ti fa capire che io non sono fatto per la serenità, per la pace, per la gioia delle piccole cose, per invecchiare saggiamente, per farmi una famiglia, per farmi prete, per essere un buon padre di famiglia, per gestire bene una comunità...io non sono fatto, e non sono qui, per il risparmio, per l'equilibrio, per la pianificazione, per l'organizzazione, per lo stare bene...
Non è per questo che Gesù mi strizza l'occhio!
Ma è per fare come lui. 
Così come sono, là dove mi trovo, con chi vivo. 
E se sono nell'angoscia, se sono ridotto a nulla, se sono immobilizzato, se sono dipendente dagli altri, se sono ammalato, se sono alla fine della vita, tanto più forte si fa l'intesa, tanto più vicina e calda si fa la presenza, tanto più coinvolgente si fa la complicità di Gesù: "....fai come me, vai fino alla fine!". 
In fondo, Gesù non ha salvato e liberato il mondo coi miracoli, né con la predicazione, né macinando chilometri o facendo cose. 
L'ha fatto nel momento della massima sconfitta, del massimo abbandono, della immobilità assoluta, della fine di tutto.
Gesù da allora non si stanca di guardarmi: cerca di continuo il mio sguardo.
Lo farà stanotte nell'orto, domani tra gli spasmi della croce, dietro le palpebre immobili da morto, con gli occhi nuovi della risurrezione.
Guarda, Gesù, ti dico la verità: adesso non mi importa di dirti che credo in te, che mi fido di te, che per me sei Dio, mi importa solo di dirti che ti voglio un bene dell'anima. Amen









Solidarietà


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari 
e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto,
perché' mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti 
e io non dissi niente, 
perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, 
e......... 
non era rimasto nessuno a protestare.
 
                                                                                     Bertolt  Brecht


                                                                                                       
                                                                                 




Quante belle emozioni ci perdiamo?


Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio.


Suonò sei pezzi di Bach per circa quarantacinque minuti.

Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.

Passarono tre minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.

Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.

Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.

Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare.


Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di tre anni.

Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista.

Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo.


Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini.

Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.

Nei quarantacinque minuti in cui il musicista suonò, solo sei persone si fermarono e rimasero un momento.

Circa venti  gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente.
Raccolse trentadue dollari.
Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse.


Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento.

Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo.


Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di tre milioni e mezzo di dollari.

Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di cento dollari.

Questa è una storia vera.
L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.
La domanda era:
"In un ambiente comune ad un'ora inappropriata:
Percepiamo la bellezza?
Ci fermiamo ad apprezzarla?


Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".

Ecco una domanda su cui riflettere:


"Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?"