Lui & Lei








L’Amore non è vivere sempre felici e contenti quella è una favola…


…l'Amore è saper affrontare insieme la vita.

…Non è che per amare si ha bisogno di grandi gesti,

di poesie e canzoni d’amore, di frasi scritte sull’asfalto o sui cavalcavia…

di anelli preziosi e promesse a cuore in mano…

Si ama semplicemente, anche in silenzio…

anche al buio, anche a distanza, anche in attesa che maturino tempi migliori…

Si ama nel luccichio di due occhi malinconici,

Si ama nel sorriso a metà di due labbra chiuse  e strette,

Si ama nel brivido di due mani che sfiorandosi tremano d’emozione…

Si ama!

…ed è straordinario che succeda e basta!

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INDICE

Il Signore Dio plasmò l'uomo…Il Signore Dio plasmò la donna (Genesi)
La donna (Talmud)
Lettera d’ Amore di Dio ai Fidanzati (Padre G. Murano)
Matrimonio, le tre parole per l'armonia della famiglia,
la ricetta di Papa Francesco: - Permesso, grazie, scusa.
Omelia Papa Francesco Messa Giornata della Famiglia
Preghiera  per la Famiglia Papa Francesco
"lui & lei"




…Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse
…Poi il Signore Dio disse:
«Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.
Allora l'uomo disse:
«E’carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa.La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».
Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. 

( Genesi)

State molto attenti a far piangere una donna,
che poi Dio conta le sue lacrime!
La donna è uscita dalla costola dell’uomo,
non dai piedi perchè dovesse essere pestata,
né dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale…
un po’ più in basso del braccio per essere protetta
e dal lato del cuore per essere Amata.

(dal Talmud)

Lettera d’ Amore di Dio ai Fidanzati
Dice Dio:
“La creatura che hai al fianco è la Mia. Io l’ho creata. Io le ho voluto bene da sempre.
Per lei non ho esitato a dare la mia vita.
Ho dei grandi progetti per lei. Te l’affido.
La prenderai dalle Mie mani e ne diventerai responsabile.
Quando hai incontrato questa mia creatura l’hai trovata bella e te ne sei innamorato.
Sono le Mie mani che hanno plasmato la sua bellezza, è il Mio cuore che ha messo dentro di lei la tenerezza e l’amore, è la Mia sapienza che ha formato la sua sensibilità e la sua intelligenza e tutte le qualità belle che hai trovato in lei.
Però non basta che tu goda del suo fascino: la ameremo insieme.
Io la amo da sempre: Sono Io la sorgente dell’amore.
Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei.
E’ stato il modo più bello perché ti accorgessi di lei.
Dobbiamo metterci d’accordo. 
Non è possibile che tu l’ami in un modo e Io in un altro.
Devi aver per lei un amore simile al Mio.
 Facendo riferimento continuo a Me scoprirai quale sia il modo, il Mio modo si amare,
e ti svelerò quale vita ho sognato e voluto per questa creatura
che diventerà tua sposa, che diventerà tuo sposo.
Se vi amerete in questo modo, la vostra coppia diventerà come una fortezza che le tempeste della vita non riusciranno mai ad abbattere.
Un amore costruito sulla mia parola è come una casa costruita sulla roccia.
Di più. Se vi amerete in questo modo  diventerete forza anche per gli altri.
Sarete una speranza per tutti, perché tutti vedranno che l’amore è una cosa possibile.”

                          (da: “ Prometto di esserti fedele sempre” di Padre G. Murano, Ed. Piemme)



Matrimonio, le tre parole per l'armonia della famiglia,
la ricetta di Papa Francesco: - Permesso, grazie, scusa.


Formare una famiglia «è difficile», e anche per questo «ci vuole la grazia del sacramento». 
Lo ha ricordato il Papa durante il pellegrinaggio delle famiglie a piazza San Pietro. 
E spiegando il senso della fatica della vita quotidiana delle famiglie, ha rilanciato le tre parole «permesso, scusa, grazie»: piccolo segreto di armonia tra coniugi e generazioni nelle famiglie. 
 «I sacramenti non servono a decorare la vita; il sacramento del matrimonio non è una bella cerimonia, la grazia del matrimonio non è la bella festa. 
I cristiani si sposano nel sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno. 
Ne hanno bisogno per essere uniti tra loro e per compiere la missione di genitori “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”, così dicono gli sposi nel sacramento. 
E nel loro matrimonio pregano insieme e con la comunità. 
Perché? Solo perché si usa fare così? No. 
Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme, un lungo viaggio che non è a pezzi, dura tutta la vita, e hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno. 
 E questo è importante nelle famiglie, saper perdonarsi, perché tutti noi abbiamo difetti e talvolta facciamo cose che non sono buone e fanno male agli altri: avere il coraggio di chiedere scusa, quando in famiglia sbagliamo.
Alcune settimane fa in questa piazza ho detto che per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole, voglio ripeterlo: permesso, grazie, e scusa. 
Tre parole chiave: chiediamo “permesso” per non essere invadenti; 
diciamo “grazie” per l’amore, quante volte al giorno dici grazie a tua moglie e tu a tuo marito, quanti giorni passano senza dire grazie; 
 e l’ultima, “scusa”: tutti sbagliamo e a volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte volano i piatti, si dicono parole forti, ma il mio consiglio è non finire la giornata senza fare la pace, la pace si rifà ogni giorno in famiglia, e chiedendo scusa si ricomincia di nuovo.  Permesso, grazie, scusa»


Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole che tu hai detto, parole che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso - ossia ‘posso’, tu hai detto – grazie, e scusa.

“Posso-Permesso?”. E’ la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?... Insomma, chiedere permesso significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri. Ma sentite bene questo: saper entrare con cortesia nella vita degli altri. E non è facile, non è facile. A volte invece si usano maniere un po’ pesanti, come certi scarponi da montagna! L’amore vero non si impone con durezza e aggressività. Nei Fioretti di san Francesco si trova questa espressione:
«Sappi che la cortesia è una delle proprietà di Dio … e la cortesia è sorella della carità, la quale spegne l’odio e conserva l’amore» (Cap. 37).
Sì, la cortesia conserva l’amore. E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia. E questo può incominciare a casa.

“Grazie”. Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così… Però è importante! La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! La gratitudine è un sentimento importante! Un’anziana, una volta, mi diceva a Buenos Aires: “la gratitudine è un fiore che cresce in terra nobile”. E’ necessaria la nobiltà dell’anima perché cresca questo fiore. Ricordate il Vangelo di Luca? Gesù guarisce dieci malati di lebbra e poi solo uno torna indietro a dire grazie a Gesù. E il Signore dice: e gli altri nove dove sono? Questo vale anche per noi: sappiamo ringraziare? Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l’altra persona è un dono di Dio, e ai doni di Dio si dice grazie! E in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale.

La terza: “Scusa”. Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Ma forse qui c’è qualcuno che non mai ha fatto uno sbaglio? Alzi la mano se c’è qualcuno, lì: una persona che mai ha fatto uno sbaglio? Tutti ne facciamo! Tutti! Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. La Bibbia dice che il più giusto pecca sette volte al giorno. E così noi facciamo sbagli… Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola: “scusa”. In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso. Questo è incominciato dal nostro padre Adamo, quando Dio gli chiede: “Adamo, tu hai mangiato di quel frutto?”. “Io? No! E’ quella che me lo ha dato!”. Accusare l’altro per non dire “scusa”, “perdono”. E’ una storia vecchia! E’ un istinto che sta all’origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. “Scusa se oggi ho alzato la voce”; “scusa se sono passato senza salutare”; “scusa se ho fatto tardi”, “se questa settimana sono stato così silenzioso”, “se ho parlato troppo senza ascoltare mai”; “scusa mi sono dimenticato”; “scusa ero arrabbiato e me la sono presa con te”… Tanti “scusa” al giorno noi possiamo dire. Anche così cresce una famiglia cristiana. Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta…. Esistiamo noi, peccatori. Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia. E’ abituale litigare tra gli sposi, ma sempre c’è qualcosa, avevamo litigato… Forse vi siete arrabbiati, forse è volato un piatto, ma per favore ricordate questo: mai finire la giornata senza fare la pace! Mai, mai, mai! Questo è un segreto, un segreto per conservare l’amore e per fare la pace. Non è necessario fare un bel discorso… Talvolta un gesto così e… è fatta la pace. Mai finire… perché se tu finisci la giornata senza fare la pace, quello che hai dentro, il giorno dopo è freddo e duro ed è più difficile fare la pace. Ricordate bene: mai finire la giornata senza fare la pace!
Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti. Quando vengono nelle udienze o a Messa qui a Santa Marta gli anziani sposi, che fanno il 50.mo, io faccio la domanda: “Chi ha sopportato chi?” E’ bello questo! Tutti si guardano, mi guardano, e mi dicono: “Tutt’e due!”. E questo è bello! Questa è una bella testimonianza!
(Papa Francesco risponde ai fidanzati 14-02-2014)



Omelia Papa Francesco Messa Giornata della Famiglia

Le Letture di questa domenica ci invitano a meditare su alcune caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana.
1. La prima: la famiglia che prega. Il brano del Vangelo mette in evidenza due modi di pregare, uno falso – quello del fariseo – e l’altro autentico – quello del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la sua misericordia, ma piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo e giudica gli altri dall’alto del suo piedestallo. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole. La sua preghiera è umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie: quest’uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della misericordia di Dio.
Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è la preghiera gradita a Dio che, come dice la prima Lettura, «arriva fino alle nubi» (Sir 35,20), mentre quella del fariseo è appesantita dalla zavorra della vanità.
Alla luce di questa Parola, vorrei chiedere a voi, care famiglie: pregate qualche volta in famiglia? Qualcuno sì, lo so. Ma tanti mi dicono: ma come si fa? Ma, si fa come il pubblicano, è chiaro: umilmente, davanti a Dio. Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua bontà, che venga a noi. Ma, in famiglia, come si fa? Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi non c’è mai un momento adatto, tranquillo, in famiglia … Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il “Padre nostro”, intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni … Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera.
2. La seconda Lettura ci suggerisce un altro spunto: la famiglia custodisce la fede. L’apostolo Paolo, al tramonto della sua vita, fa un bilancio fondamentale, e dice: «Ho conservato la fede» (2 Tm 4,7). Ma come l’ha conservata? Non in una cassaforte! Non l’ha nascosta sottoterra, come quel servo un po’ pigro. San Paolo paragona la sua vita a una battaglia e a una corsa. Ha conservato la fede perché non si è limitato a difenderla, ma l’ha annunciata, irradiata, l’ha portata lontano. Si è opposto decisamente a quanti volevano conservare, “imbalsamare” il messaggio di Cristo nei confini della Palestina. Per questo ha fatto scelte coraggiose, è andato in territori ostili, si è lasciato provocare dai lontani, da culture diverse, ha parlato francamente senza paura. San Paolo ha conservato la fede perché, come l’aveva ricevuta, l’ha donata, spingendosi nelle periferie, senza arroccarsi su posizioni difensive.
Anche qui, possiamo chiedere: in che modo noi, in famiglia, custodiamo la nostra fede? La teniamo per noi, nella nostra famiglia, come un bene privato, come un conto in banca, o sappiamo condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza, con l’apertura agli altri? Tutti sappiamo che le famiglie, specialmente quelle giovani, sono spesso “di corsa”, molto affaccendate; ma qualche volta ci pensate che questa “corsa” può essere anche la corsa della fede? Le famiglie cristiane sono famiglie missionarie. Ma, ieri abbiamo sentito, qui in piazza, la testimonianza di famiglie missionarie. Sono missionarie anche nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede! Conservare la fede in famiglia e mettere il sale e il lievito della fede nelle cose di tutti i giorni.
3. E un ultimo aspetto ricaviamo dalla Parola di Dio: la famiglia che vive la gioia. Nel Salmo responsoriale si trova questa espressione: «i poveri ascoltino e si rallegrino» (33/34,3). Tutto questo Salmo è un inno al Signore, sorgente di gioia e di pace. E qual è il motivo di questo rallegrarsi? E’ questo: il Signore è vicino, ascolta il grido degli umili e li libera dal male. Lo scriveva ancora san Paolo: «Siate sempre lieti … il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Eh … a me piacerebbe fare una domanda, oggi. Ma, ognuno la porta nel suo cuore, a casa sua, eh?, come un compito da fare. E si risponde da solo. Come va la gioia, a casa tua? Come va la gioia nella tua famiglia? Eh, date voi la risposta.
Care famiglie, voi lo sapete bene: la gioia vera che si gusta nella famiglia non è qualcosa di superficiale, non viene dalle cose, dalle circostanze favorevoli… La gioia vera viene da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda c’è la presenza di Dio, la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi. Amore paziente.  Solo Dio sa creare l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società.
Care famiglie, vivete sempre con fede e semplicità, come la santa Famiglia di Nazaret.      
La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi!                   
             ( omelia Papa Francesco Messa Giornata della Famiglia                                                 Sagrato della Basilica Vaticana
Domenica, 27 ottobre 2013)

Per la
FAMIGLIA
Gesù, Maria e Giuseppe
a voi, Santa Famiglia di Nazareth,
oggi, volgiamo lo sguardo
con ammirazione e confidenza;
in voi contempliamo
la bellezza della comunione nell’amore vero;
a voi raccomandiamo tutte le nostre famiglie,
perché si rinnovino in esse le meraviglie della grazia.
Santa Famiglia di Nazareth,
scuola attraente del santo Vangelo:
insegnaci a imitare le tue virtù
con una saggia disciplina spirituale,
donaci lo sguardo limpido
che sa riconoscere l’opera della Provvidenza
nelle realtà quotidiane della vita.
Santa Famiglia di Nazareth,
custode fedele del mistero della salvezza:
fa’ rinascere in noi la stima del silenzio,
rendi le nostre famiglie cenacoli di preghiera
e trasformale in piccole Chiese domestiche,
rinnova il desiderio della santità,
sostieni la nobile fatica del lavoro, dell’educazione,
dell’ascolto, della reciproca comprensione e del perdono.
Santa Famiglia di Nazareth,
ridesta nella nostra società la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
bene inestimabile e insostituibile.
Ogni famiglia sia dimora accogliente di bontà e di pace
per i bambini e per gli anziani,
per chi è malato e solo,
per chi è povero e bisognoso.
Gesù, Maria e Giuseppe
voi con fiducia preghiamo, a voi con gioia ci affidiamo.
(Papa Francesco)
 

 

"lui & lei"

Lui era un omone robusto, dalla voce tonante e i modi bruschi.
Lei era una donna dolce e delicata.
Si erano sposati.
Lui non le faceva mancare nulla,  lei accudiva la casa ed educava i figli.
I figli crebbero, si sposarono, se ne andarono.
Una storia come tante...
Ma, quando tutti i figli furono sistemati, la donna perse il sorriso,
divenne sempre più esile e diafana.
Non riusciva più a mangiare e in breve non si alzò più dal letto.
Preoccupato, il marito la fece ricoverare in ospedale.
Vennero al suo capezzale medici e poi specialisti famosi.
Nessuno riusciva a scoprire il genere di malattia.
Scuotevano la testa e dicevano: "Ma!"
L'ultimo specialista prese da parte l'omone e gli disse:
"Direi  semplicemente che sua moglie non ha più voglia di vivere".
Senza dire una parola, l'omone si sedette accanto al letto della moglie e le prese la mano. Una manina sottile che scomparve nella manona dell'uomo.
Poi, con la sua voce tonante, disse deciso: "Tu non morirai!".
"Perché?", chiese lei, in un soffio lieve.
"Perché io ho bisogno di te!"
"E perché non me l'hai detto prima?".
Da quel momento la donna cominciò a migliorare.
E oggi sta benissimo.
Mentre medici e specialisti continuano a chiedersi che razza di malattia avesse
e quale straordinaria medicina  l'avesse fatta guarire così in fretta.
Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l'ami.
Fallo subito.
Non pensare: "Ma mia madre, mio figlio, mia moglie.., lo sa già!"
Forse lo sa.
Ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere?

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