Ma ora
alziamo il nostro sguardo verso Dio e chiediamogli di dirci qualcosa di più di
Se stesso, di spiegarci com’è fatto e qual è il segreto della Sua perfezione…
E Dio –
che è buonissimo con le sue creature – si è degnato di risponderci, e ci ha
detto:
“Io sono LA SANTISSIMA TRINITÀ”.
E ci
ha spiegato: “Pur essendo Uno
solo, io vivo in tre Persone, una uguale all’altra, che si amano di amore
eterno ed infinito e che formano come una sola famiglia, anzi un solo Essere,
l’Essere divino”.
E
soggiunge: “Questa è la perfezione infinita, questo è Dio:
la Santissima Trinità!”.
– Dio è uno solo?
Dio è uno solo, ma
in tre persone uguali e distinte, che sono la santissima
Trinità.
Poi Dio
ha voluto metterci a parte del Suo più geloso segreto, e ci ha rivelato il Suo
Nome:
“PADRE, FIGLIO,
SPIRITO SANTO”
Caro
amico, non meravigliarti se il Nome di Dio è fatto di tre parole, perché, come
sai, Dio è una famiglia di tre Persone (la Santissima Trinità) che vive d’amore
e, amandosi, è infinitamente felice:
Il
Padre guarda sempre il suo unico Figlio nel quale ha posto ogni sua gioia; e
il loro Spirito d’amore li unisce tra loro in una
felicità senza principio e senza fine.
– Come
si chiamano le tre Persone della Santissima Trinità?
Le
tre Persone della Santissima Trinità si chiamano
Padre,
Figlio e Spirito Santo.
Perciò
quando vuoi parlare con Dio, cioè quando vuoi pregare, tu puoi rivolgerti
personalmente al Padre o al Figlio o allo Spirito Santo, perché OGNUNO DI ESSI
È DIO, e parlando con ognuna delle tre Persone divine, tu parli con tutto Dio!
Tuttavia
le tre Persone divine (simboleggiate nel disegno dai tre cerchi) non sono tre
dei, ma UN DIO SOLO, cioè una sola Natura divina (simboleggiata dal grande
triangolo).
– Ogni
Persona della Santissima Trinità è Dio?
Sì,
ogni Persona della Santissima Trinità è Dio.
– Se ogni Persona divina è Dio, le tre Persone
divine sono dunque tre Dei?
Le
tre Persone divine non sono tre Dei, ma un Dio solo, perché hanno la stessa unica natura o sostanza divina.
Se
con il nostro occhio fissiamo direttamente la luce del sole, ne restiamo
accecati e non vediamo più nulla.
Ciò
avviene non perché il sole abbia perso improvvisamente la propria luminosità
ma, al contrario, perché è “troppo
luminoso” per la nostra debole vista.
Allo
stesso modo, se con la nostra ragione umana volessimo fissare e conoscere il
mistero della Santissima Trinità, ne rimarremmo accecati, senza comprendere nulla.
Ciò
avviene non perché IL MISTERO della Santissima Trinità (tre Persone realmente
distinte che sono un Dio solo) sia “poco
vero”, ma – al contrario – perché è “troppo
vero” e perciò incomprensibile per la nostra debole ragione!
–
Comprendiamo noi come le tre Persone divine, benché realmente distinte, sono un
Dio solo?
Noi
non comprendiamo né possiamo comprendere come le tre Persone divine, benché
realmente distinte, sono un Dio solo: è un mistero.
Non
solo il Mistero della Santissima Trinità, ma OGNI VERITÀ DIVINA È MISTERO per
la nostra ragione, perché Dio è infinitamente superiore ad ogni creatura.
Tuttavia
i Misteri divini non sono contrari alla nostra ragione, perché anch’essa è
uscita dalle mani di Dio ed è fatta per conoscere la Verità. Se non arriva a
comprenderla è perché è troppo debole, e non perché la Verità sia meno vera.
Perciò,
su questa terra, noi possiamo conoscere veramente Dio solo con la Fede, cioè
credendo nella Sua parola. In Paradiso poi Lo comprenderemo pienamente, perché “Lo vedremo faccia a faccia”.
– Che cos’è un mistero?
Mistero
è una verità superiore ma non contraria alla ragione, che crediamo perché Dio l’ha rivelata.
Santissima Trinità
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Dio, uno e trino
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Attributi
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Schema della
relazione trinitaria fra Padre, Figlio e Spirito Santo secondo le chiese
cristiane di origine latina come la Chiesa cattolica.
La Trinità è la dottrina centrale delle più diffuse chiese cristiane
quali la cattolica e quelle ortodosse,
oltre che delle Chiese riformate storiche come quella luterana,
quella calvinista e
quella anglicana.
Ma oltre il fatto che tale dottrina non viene presentata in modo univoco,
esiste tutt'oggi una minoranza di chiese cristiane che si dichiarano anti-trinitarie,
come i Mormoni e i Testimoni di Geova.
La dottrina si è precisata nell'ambito del Cristianesimo antico:
prima nel credo del primo concilio di Nicea (325), poi nel credo
niceno-costantinopolitano (381), dove venne affermato come primo articolo di
fede l'unicità di Dio e, come secondo, la divinità di Gesù Cristo figlio di Dio e Signore,
a seguito, tra le altre, della controversia suscitata da Ario, che negava
quest'ultima.
Il dogma della "trinità" è in relazione alla natura
divina: esso afferma che Dio è uno solo, unica e assolutamente semplice è la
sua "sostanza", ma comune a tre "persone" (o
"ipòstasi") della stessa numerica sostanza (consustanziali) e
distinte. Ciò non va interpretato come se esistessero tre divinità (politeismo)
né come se le tre "persone" fossero solo tre aspetti di una medesima
divinità (modalismo).
Le tre "persone" (o, secondo il linguaggio mutuato dalla tradizione greca, "ipòstasi") sono in effetti ben
distinte ma formate della stessa sostanza:
·
il Figlio: generato dal Padre prima di tutti i secoli, fatto uomo nella persona diGesù Cristo nel seno della Vergine Maria, il Redentore del
mondo.
·
lo Spirito Santo che è l'"amore" perfetto e
divino (in greco agàpe) che il Padre e il Figlio mandano ai
discepoli di Gesù per far loro comprendere e
testimoniare leverità rivelate.
Al mistero della "trinità"[6] è dedicata, nella Chiesa cattolica,
la solennitàdella Santissima Trinità, che ricorre ogni anno,
la domenica successiva allaPentecoste.
Indice
·
10 Note
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Origine
del termine e della nozione
Il termine "trinità" deriva dal latino trīnĭtas-ātis (a sua volta da trīnus = di tre, aggettivo distributivo di trēs, 'tre') e fu utilizzato
per la prima volta da Tertulliano nel 220 dopo Cristo;[7] l'analogo greco τριας (triás)
compare precedentemente in Teofilo di Antiochia (morto nel 181 dopo Cristo).[8]
Se il termine "trinità" non è certamente antecedente al
II secolo, la nozione che rappresenta sembrerebbe invece apparire già a partire
dal Vangelo di Matteo:
(EL)
« πορευθέντες οὖν μαθητεύσατε πάντα τὰ ἔθνη, βαπτίζοντες αὐτοὺς εἰς τὸ ὄνομα τοῦ πατρὸς καὶ τοῦ υἱοῦ καὶ τοῦ ἁγίου πνεύματος[9] » |
(IT)
« Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » |
Il teologo cattolico Joseph Doré ha sostenuto che l'espressione al
singolare eis to onoma (εἰς τὸ
ὄνομα) ovvero "nel
nome" unitamente alle due ricorrenze della congiunzione kai (καὶ), "e", quindi nel significato di "del Padre
'e' del Figlio 'e' dello Spirito Santo" evidenzierebbe la presenza di un
credo già trinitario; si tenga presente però che il Vangelo di Matteo è datato
tra l'85 e il 90 dopo Cristo, e
sulla lingua della redazione originale non c'è consenso tra gli studiosi.
Allo stesso modo e in tale senso potrebbero essere letti alcuni
altri passi dei Vangeli canonici:
(EL)
« βαπτισθεὶς δὲ ὁ Ἰησοῦς εὐθὺς ἀνέβη ἀπὸ τοῦ ὕδατος καὶ ἰδοὺ ἠνεῴχθησαν οὶ οὐρανοί, καὶ εἶδεν πνεῦμα θεοῦ καταβαῖνον ὡσεὶ περιστερὰν ἐρχόμενον ἐπ’ αὐτόν[14] » |
(IT)
« Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. » |
(EL)
« καὶ ἀποκριθεὶς ὁ ἄγγελος εἶπεν αὐτῇ, πνεῦμα ἅγιον ἐπελεύσεται ἐπὶ σέ, καὶ δύναμις ὑψίστου ἐπισκιάσει σοι· διὸ καὶ τὸ γεννώμενον ἅγιον κληθήσεται, υἱὸς θεοῦ[15] » |
(IT)
« Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio » |
e in particolar modo in alcuni passi del "discorso dopo la
cena" riportato nel Vangelo di Giovanni:
(EL)
« πιστεύετέ μοι ὅτι ἐγὼ ἐν τῷ πατρὶ καὶ ὁ πατὴρ ἐν ἐμοί· εἰ δὲ μή διὰ τὰ ἔργα αὐτὰ πιστεύετε μοι
»
|
(IT)
« Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetemi per le opere stesse. » |
(EL)
« καγὼ ἐρωτήσω τὸν πατέρα καὶ ἄλλον παράκλητον δώσει ὑμῖν, ἵνα ᾖ μεθ’ ὑμῶν εἰς τὸν αἰῶνα τὸ πνεῦμα τῆς ἀληθείας, ὃ ὁ κόσμος οὐ δύναται λαβεῖν, ὅτι οὐ θεωρεῖ αὐτὸ οὐδὲ γινώσκει· ὑμεῖς γινώσκετε αὐτό, ὅτι παρ’ ὑμῖν μένει καὶ ἐν ὑμῖν ἔστιν
»
|
(IT)
« Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. » |
(EL)
« ὁ δὲ παράκλητος τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον, ὃ πέμψει ὁ πατὴρ ἐν τῷ ὀνόματι μου ἐκεῖνος ὑμᾶς διδάξει πάντα καὶ ὑπομνήσει ὑμᾶς πάντα ἃ εἶπον ὑμῖν ἐγώ. » |
(IT)
« Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. » |
Joseph Doré[19] nota anche qui che se il termine greco
πνεῦμα (pneúma,
"spirito", "soffio") è certamente neutro esso viene
indicato con il pronome relativo al maschile come ad evidenziarne la
personificazione.
Lo storico delle religioni italiano Pier Cesare Bori spiega al riguardo:
« La
teologia degli scritti di Giovanni è diversa negli strumenti concettuali: nel
Prologo del Vangelo, per comprendere la natura e il ruolo della funzione
messianica di Gesù, diventa fondamentale la categoria del Lógos, la parola creatrice
che "è con Dio, ed è Dio" (stessa idea di preesistenza in Colossesi I,15 ed Ebrei I,6). Un ruolo importante in questi
sviluppi dottrinali dovette avere, più che la filosofia ellenistica, la
speculazione giudaica del tempo, che attribuiva un grande ruolo a potenze
intermedie tra Dio e l'uomo, prime fra tutte il Lógos e la Sapienza divina,
tendenzialmente ipostatizzate. Il risultato complessivo è l'affermazione
della divinità di Gesù, e dello Spirito, uniti nell'invito finale di Matteo, 28,18, a battezzare
"nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Una formula
trinitaria che presiede all'evoluzione che porterà alle formulazioni
trinitarie e cristologiche dei concili del IV e V secolo. Al termine il
monoteismo biblico riceve una enunciazione completamente nuova: la sostanza,
o natura unica divina, contiene tre ipostasi o tre persone; la seconda
ipostasi unisce in sé nell'incarnazione due nature, quella divina e quella umana. »
|
(Pier Cesare Bori. Dio (ebraismo e cristianesimo),
in Dizionario delle
religioni (a cura di Giovanni Filoramo) Torino, Einaudi, 1993,
pag.205)
|
Allo stesso modo vi sono dei richiami alle tre figure divine nelle
lettere attribuite agli apostoli:
(EL)
« Ἡ χάρις τοῦ κυρίου Ἰησοῦ [Χριστοῦ] καὶ ἡ ἀγάπη τοῦ θεοῦ καὶ ἡ κοινωνία τοῦ ἁγίου πνεύματος μετὰ πάντων ὑμῶν » |
(IT)
« La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi » |
(EL)
« κατὰ πρόγνωσιν θεοῦ πατρὸς ἐν ἁγιασμῷ πνεύματος εἰς ὑπακοὴν καὶ ῥαντισμὸν αἵματος Ἰησοῦ Χριστοῦ, χάρις ὑμῖν καὶ εἰρήνη πληθυνθείη. » |
(IT)
« secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza. » |
La teologa cattolica Catherine Mowry Lacugna ha riportato che esegeti e teologi
sono concordi nel dire che il Nuovo Testamento non contiene una esplicita dottrina
della Trinità e che non c'è alcun
riferimento alla dottrina della Trinità nell'Antico testamento. Lo studioso
cattolico William J. Hill ha invece parlato di
"trinitarismo elementare", che ha indicato nella Prima lettera di Clemente (cfr. 58 e 46), ove l'autore si
richiama espressamente a Dio Padre, al Figlio, allo Spirito menzionando tutti e
tre insieme, e nella Lettera
agli Efesini di Ignazio di Antiochia (cfr. 9), che chiama il cristiano a
"incorporarsi" nel tempio divino come per diventare uno con Cristo,
nello Spirito fino alla filiazione del Padre. Anche per Hill in ogni caso la
soluzione trinitaria era ancora ben lontana[24].
Sviluppo
della nozione nei teologi e nei confronti conciliari del IV e V secolo
Come è possibile affermare che Dio è "uno e trino"?
Secondo la fede cristiana la natura divina è al di là della conoscenza
scientifica, ed è incomprensibile e non conoscibile se non fosse per
quanto è dato sapere attraverso la rivelazione divina. Quindi la dottrina trinitaria
non è una conoscenza, come quella dell'esistenza di Dio, a cui si potrebbe
pervenire attraverso la ragione umana o la speculazione filosofica,
sebbene anch'essa non sia dimostrabile. Tuttavia molti teologi e filosofi
cristiani (cfr. Agostino di Ippona) hanno scritto innumerevoli
trattati per spiegare la paradossale identità unica e trina di Dio, che è un
mistero della fede, un dogma (cioè una verità irrinunciabile anche se non
compiutamente dimostrabile) in cui ogni cristiano-cattolico è tenuto a credere
(dal Concilio di Nicea del 325 E.V. in poi) se vuol essere tale.
Unicità e Trinità di Dio
Dio è uno solo, e la divinità unica. La bibbia ebraica pone questo articolo di fede sopra
tutti gli altri, e lo circonda di numerosi ammonimenti a non abbandonare questo
fondamento della fede, mantenendo la fedeltà al patto che Dio ha fatto con gli
ebrei: "Ascolta Israele, il Signore nostro Dio è uno solo",
"tu non avrai altri dei di fronte a me" e anche "Questo
ha detto il Signore re d'Israele e suo redentore, il Signore delle schiere: io
sono il primo e l'ultimo, e oltre a me non c'è alcun Dio". Ogni
formula di fede che non insista sull'unicità di Dio, o che associ
nell'adorazione un altro essere diverso da Dio, oppure che ritenga che Dio
possa venire all'esistenza nel tempo anziché essere Dio dall'eternità, è
contraria alla conoscenza di Dio, secondo la comprensione trinitaria
dell'Antico Testamento. Lo stesso tipo di comprensione è presente nel Nuovo
Testamento: Non c'è altro Dio se non uno. Gli "altri dei" di cui
parla San Paolo non
sono affatto dèi, ma sostituti di Dio, cioè esseri mitologici o demoni.
Secondo la visione trinitaria, è scorretto dire che il Padre o il
Figlio, in quanto alla divinità, siano due esseri. L'affermazione centrale e
cruciale della fede cristiano-cattolica è che esiste un solo salvatore, Dio, e
la salvezza è manifestata in Gesù Cristo, attraverso lo Spirito Santo. Lo
stesso concetto può essere espresso in quest'altra forma:
1.
Soltanto Dio può salvare
2.
Gesù Cristo salva
3.
Gesù Cristo è Dio
In parole semplici è possibile esprimere il mistero della Trinità
nell'Unità dicendo che il solo Dio si conosce (nel suo Figlio, Verbo, Pensiero,
Sapienza) e si ama in esso (Spirito Santo, Amore).
La Trinità e Agostino
La Coronazione della Vergine, di Diego Velázquez (1645),Museo del Prado
A tale proposito è interessante leggere quanto scritto da
sant'Agostino nel De Trinitate e
in altre opere per tentare una chiarificazione del concetto di unica Sostanza e
tre Persone. Nell'uomo, ragiona Agostino, si può distinguere la sua realtà
corporale (esse), la sua intelligenza (nosse) e la sua volontà (velle).
Se Dio ha creato l'uomo a propria immagine e somiglianza è allora necessario
che questi tre aspetti appartengano anche alla Divinità, anche se in modo
perfetto e divino, non imperfetto e umano: così Dio è Essere (Padre), Verità
(Figlio) e Amore (Spirito Santo). Ecco alcune citazioni bibliche al riguardo:
Creazione dell'Universo
La creazione dell'universo viene attribuita alla Trinità tutta
intera; Dio Padre crea l'universo
per mezzo del Figlio ("il Verbo","la
Parola") e "donando" o "riempendolo" di Spirito Santo.
Il credo recita
infatti:
« Per
mezzo di lui [il Figlio]
tutte le cose sono state create »
|
La fonte di questa interpretazione è in Genesi, al primo capitolo, Dio crea il mondo attraverso la Parola, espresso con la duplice formula: "Dio disse..." e "Dio chiamò ...". Questo è appunto il Verbo di Dio, ossia nella visione cristiana proprio la seconda persona della Trinità, ovvero il Cristo. Valga, a titolo di esempio il racconto della creazione:
Primo giorno:
Secondo giorno:
e così prosegue nei "giorni" successivi con lo stesso
schema, fino alla creazione dell'Uomo:
Anche lo Spirito Santo, che è la relazione d'amore fra il Dio Padre e il Figlio,
terza persona della Trinità, partecipa alla creazione:
« La
terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito Santo aleggiava sulla superficie delle
acque » ( Genesi 1, 2)
|
Natura e ruolo di Gesù
In ambito teologico trinitario viene fatta una distinzione fra la
Trinità da un punto di vista "ontologico" (ciò che Dio è) e da un
punto di vista "economico" (ciò che Dio fa). Secondo il primo punto
di vista le persone della Trinità sono uguali, mentre non lo sono dall'altro
punto di vista, cioè hanno ruoli e funzioni differenti.
L'affermazione "figlio di", "Padre di" e anche
"spirito di" implica una dipendenza, cioè una subordinazione delle
persone. Il trinitarismo ortodosso rifiuta il "subordinazionismo
ontologico", esso afferma che il Padre, essendo la fonte di tutto, ha una
relazione monarchica con il Figlio e lo Spirito. Ireneo di Lione,
il più importante teologo del II secolo, scrive: "Il Padre è Dio, e il
figlio è Dio, poiché tutto ciò che è nato da Dio è Dio."
Simili affermazioni sono presenti in altri scrittori pre-niceni,
cioè prima dello scoppio della controversia ariana:
« vediamo
ciò che avviene nel caso del fuoco, che non è diminuito se serve per
accenderne un altro, ma rimane invariato; e ugualmente ciò che è stato acceso
esiste per se stesso, senza inferiorità rispetto a ciò che è servito per
comunicare il fuoco. La Parola di Sapienza è in sé lo stesso Dio generato dal
Padre di tutto. »
|
Immagine ripresa anche da scrittori successivi:
« Noi
non togliamo al Padre la sua Unicità divina, quando affermiamo che anche il
Figlio è Dio. Poiché egli è Dio da Dio, uno da uno; perciò un Dio perché Dio
è da Se stesso. D'altro lato il Figlio non è meno Dio perché il Padre è Dio
uno. Poiché l'Unigenito Figlio non è senza nascita, così da privare il Padre
della Sua unicità divina, né è diverso da Dio, ma poiché Egli è nato da
Dio. »
|
Se Gesù Cristo nel vangelo di Giovanni viene chiamato l'unigenito Figlio di Dio, evidenziando con questa
affermazione il suo essere ontologicamente in Dio, secondo la dottrina
ortodossa Gesù è anche diventato una creatura con l'incarnazione, svolgendo un
ruolo "ministeriale", e in un certo senso subordinato in relazione a
Dio, nei confronti dell'umanità. Viene pertanto chiamato "primogenito"
in altri passi, in riferimento alla creazione e redenzione, ad esempio è detto "immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione... egli è principio, primogenito dei
risuscitati". La distinzione è ripresa nell'affermazione che Gesù fa
quando dice che dovrà"ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio
e Iddio vostro", distinguendo così fra l'essere figlio di Dio in senso
proprio (caratteristico di Gesù) e in senso figurato (caratteristico degli
uomini).
Atanasio di Alessandria sviluppa questa distinzione
commentando il passo evangelico in cui Gesù dichiara di non conoscere il giorno
e l'ora della fine del mondo:
« "Ancora
un altro passo che è detto bene, viene interpretato male dagli ariani: Voglio
dire che "Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li conosce,
neppure gli angeli, neppure il figlio." Ma essi ritengono che avendo
detto "neppure il figlio", egli, in quanto ignorante, abbia
rivelato di essere creatura. Ma la cosa non sta così, non sia mai! Come
infatti dicendo: "Mi ha creato", lo ha detto in riferimento
all'umanità, così, anche, dicendo: "neppure il Figlio", si è
riferito alla sua umanità. ... Poiché infatti è diventato uomo, ed è proprio
dell'uomo ignorare, come l'aver fame e il resto (infatti l'uomo non sa se non
ascolta e apprende) egli, in quanto uomo, ha dato a vedere anche l'ignoranza
propria degli uomini per questo motivo: in primo luogo per dimostrare di
avere veramente un corpo umano, poi anche perché, avendo nel corpo
l'ignoranza propria dell'uomo, dopo aver mondato e purificato tutta
l'umanità, la presentasse al Padre perfetta e santa. ..... quando dice: Io e
il Padre siamo una cosa sola e Chi ha visto me ha visto il Padre e Io nel
Padre e il Padre in me, dimostra la sua eternità e la consustanzialità col Padre. .... Nel vangelo di
Giovanni i discepoli dicono al Signore: Ora sappiamo che tu sai
tutto... »
|
Origine
e sviluppo della dottrina
La nozione dell'unicità di Dio e di Gesù Cristo come "Dio da
Dio" e consunstanziale al
Padre è stata affermata come articolo di fede alprimo concilio di Nicea (325) e sviluppata nei
successivi concili ecumenici.
Il termine trinità non è utilizzato nel credo niceno,
ma il termine è precedente e rintracciabile già in scrittori ecclesiastici come Tertulliano.
Nel Nuovo Testamento il termine non compare, tuttavia la cristologia di Giovanni, che presenta
Cristo come Logos di Dio, (cioè verbo e ragione),
assieme ad alcune affermazioni di Paolo di Tarso,
sono stati considerate dai Cristiani come le basi per lo sviluppo della
dottrina trinitaria. Per la Chiesa in più punti del Nuovo Testamento si
ravviserebbe il carattere trinitario di Dio, ad esempio quando Gesù dice:
"Il Padre ed io siamo una cosa sola" od ancora nel Prologo del
Vangelo di Giovanni: " In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio."
In un saggio sulla divinità di Gesù nel Nuovo Testamento il
biblista americano Raymond E. Brown ipotizza che Gesù è chiamato Dio nel
Nuovo Testamento, ma lo sviluppo è stato graduale e non è emerso fino a
un'epoca tarda nella tradizione neotestamentaria:
« ...
nella fase più antica del cristianesimo prevale l'eredità dell'Antico
Testamento nell'utilizzo del termine Dio, per cui Dio era un titolo troppo
ristretto per essere applicato a Gesù. Esso si riferisce strettamente al
Padre di Gesù, al Dio da lui pregato. Gradualmente, (negli anni 50 e 60
d.C. ?), con lo sviluppo del pensiero cristiano Dio venne compreso in
un'accezione più ampia. Si vide che Dio rivelò così tanto di sé stesso in
Gesù al punto che Dio includeva sia Padre che il Figlio." »
|
(Does
the New Testament call Jesus God?)
|
Lo sviluppo completo della dottrina si ebbe in seguito, anche in
reazione alle dottrine di Ario che introdusse le sue interpretazioni
subordinazioniste di Gesù come essere semidivino (vedi eresia ariana).
Molti termini che si impiegano per esplicitare questo insegnamento
sono stati mutuati dalla filosofia greca e ulteriormente approfonditi per
evitare di esprimere concetti erronei. Tra questi si possono citare: sostanza, ipostasi e relazione.
La dottrina trinitaria è stata accolta dalla maggior parte dei Protestanti,
particolarmente dal protestantesimo storico (di cui fa parte fra gli altri il luteranesimo e calvinismo).
La
controversia ariana
La causa che portò alla convocazione del primo concilio di Nicea fu la disputa ariana,
che giunse a una svolta all'inizio del IV secolo d.C. I protagonisti furono tre
teologi-filosofi provenienti da Alessandria d'Egitto. Da una parte c’era Ario, e dall'altra gli ortodossi
Alessandro e Atanasio. Ario affermava che il Figlio non
fosse della stessa essenza, o sostanza, del Padre e che lo Spirito
Santo fosse una persona ma inferiore a entrambi. Parlava di una “triade” o
“Trinità”, pur considerandola formata di persone ineguali, delle quali solo il
Padre non era stato creato.
D'altra parte Alessandro e Atanasio sostenevano che le tre persone
della Divinità fossero della stessa sostanza e che pertanto non fossero tre
Dèi, ma uno solo, sebbene il Padre fosse il "primo" e la causa delle
altre due.
Ario, "volendo difendere il monoteismo più rigoroso, secondo
cui Dio è trascendente" accusò Atanasio di reintrodurre il
politeismo. In effetti l'arianesimo viene considerato da molti studiosi moderni
come il ramo più rigoroso del subordinazionismo cristologico dei primi
padri della Chiesa (Giustino, Origene, Tertulliano, Erma, Ireneo di Lione
ecc.), i quali ancora non si interrogavano sul rapporto fra le persone della
divinità. Atanasio accusò Ario di reintrodurre il politeismo,
dal momento che distingueva la natura divina delle tre persone.
Accanto a Dio, Ario poneva infatti una creatura "che può
essere chiamata dio in modo improprio" ("Dizionario Mondadori di
Storia Universale"), considerato il Figlio di Dio ma ritenuto da egli
semplicemente "la prima creatura di cui il Padre si era servito per
compiere la creazione", incarnatosi in Gesù, simile ma non uguale a Dio,
che avrebbe avuto esistenza dal nulla, affermando che "generare" e
"creare" fossero sinonimi. Gli ortodossi invece ribadivano l'assoluta unità di
Dio, e se il Logos era divino, (come era affermato nel prologo di Giovanni "il Logos era Dio"), ciò non
comportava una suddivisione o una moltiplicazione di dei, ma Dio era sempre uno
solo. In questo senso il termine "generazione" indicava l'unità della
natura e non andava inteso in senso temporale e umano, con un prima e un dopo,
ma il Figlio era eternamente generato, cioè era sempre stato insito in Dio. Al
tempo opportuno il Verbo si sarebbe incarnato in Gesù, in un processo di
abbassamento e annichilimento, e l'unione della natura divina e di quella umana
nella persona di Gesù diede origine ad un'altra serie di controversie nei
secoli successivi.
La controversia ariana non terminò a Nicea. L'arianesimo ebbe grande fortuna nell'Impero romano
e in certi momenti presso la corte imperiale. Molte tribù germaniche che
invasero l'impero romano professavano un cristianesimo ariano e lo diffusero in
gran parte dell'Europa e dell'Africa settentrionale, dove continuò a prosperare
fino a gran parte del VI secolo, e in alcune zone anche più a lungo.
La
Trinità nei primi scritti cristiani
I primi scrittori cristiani così si esprimono al riguardo:
« Noi
non togliamo al Padre la sua Unicità divina, quando affermiamo che anche il
Figlio è Dio. Poiché egli è Dio da Dio, uno da uno; perciò un Dio perché Dio
è da Se stesso. D'altro lato il Figlio non è meno Dio perché il Padre è Dio
uno. Poiché l'Unigenito Figlio non è senza nascita, così da privare il Padre della
Sua unicità divina, né è diverso da Dio, ma poiché Egli è nato da Dio. »
|
« Quando
affermo che il Figlio è distinto dal padre, non mi riferisco a due dèi, ma
intendo, per così dire, luce da luce, la corrente dalla fonte, ed un raggio
dal sole »
|
(Ippolito)
|
« Il
carattere distintivo della fede in Cristo è questo: il figlio di Dio, ch'è
Logos Dio in principio infatti era il Logos, e il Logos era Dio - che è
sapienza e potenza del Padre Cristo infatti è potenza di Dio e sapienza di
Dio - alla fine dei tempi si è fatto uomo per la nostra salvezza. Infatti
Giovanni, dopo aver detto: In principio era il Logos, poco dopo ha aggiunto e
il logos si fece carne, che è come dire: diventò uomo. E il Signore dice di
sé: perché cercate di uccidere me, un uomo che ha detto la verità? e Paolo,
che aveva appreso da lui, scrive: Un solo Dio, un solo mediatore fra Dio e
gli uomini, Cristo Gesù uomo »
|
Oriente
e Occidente
Con il simbolo niceno-costantinopolitano,
approvato nel primo concilio di Costantinopoli (381 d.C.), si afferma che il Figlio è
generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo è spirato dal Padre. Il Padre è
dunque l'unica origine della Trinità. Col Concilio di Toledo, però, e con i suoi
successivi sviluppi, la Chiesa latina, usando una terminologia diversa,
stabiliva unilateralmente che lo Spirito Santo procede anche dal Figlio (la
questione del cosiddetto Filioque),
cioè che è la terza persona. Gli ortodossi rifiutano tuttora tale sviluppo,
temendo che essa renda il Figlio concausa dello Spirito Santo; per questo
preferiscono parlare, secondo la teologia greca, di "spirazione dal Padre
attraverso il Figlio" (proposta da grandi teologi come san Gregorio di Nissa,
san Massimo il Confessore e sanGiovanni Damasceno), pur non introducendo
questa specificazione nel Credo. La Chiesa cattolica ritiene valide entrambe le versioni,
infatti le chiese cattoliche orientali utilizzano nella liturgia la versione
priva del Filioque.
Anche altri gruppi cristiani hanno rifiutato il Filioque;
in particolare bisogna citare il caso dei vetero-cattolici, che accettano la
validità dei primi sette concili ecumenici, rifiutando le dottrine cattoliche
successive. Invece le Chiese nate dalla riforma hanno
generalmente accettato questo dogma nella versione occidentale (comprensivo,
cioè, del Filioque).
Simboli
di fede
La dottrina della Trinità è espressa in alcuni Simboli di fede,
cioè proposizioni il più possibile chiare e prive di ambiguità che si
riferiscono a punti controversi della dottrina. Ad esempio al primo concilio di Nicea venne approvato il seguente paragrafo
(dal cosiddetto credo di Nicea) relativo al significato di Figlio di Dio riferito a Gesù Cristo:
« ...nato
dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio
vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui
tutte le cose sono state create. »
|
Tale proposizione deriva dal passo del primo capitolo della lettera agli Ebrei:
« ...il
Figlio, che Dio ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha
fatto anche il mondo. Questo
Figlio, che è irradiazione della gloria (di Dio) e impronta della sua
sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola.... »
|
Il simbolo atanasiano (detto anche Quicunque vult dalle parole iniziali) è invece
un'esposizione sintetica della dottrina della Trinità secondo la tradizione
latina, probabilmente composto in Gallia verso la fine del V secolo,
ed usato nelle chiese occidentali:
« ...veneriamo
un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità. Senza confondere le
persone e senza separare la sostanza. Una è infatti la persona del Padre,
altra quella del Figlio ed altra quella dello Spirito Santo. Ma Padre, Figlio
e Spirito Santo hanno una sola divinità, uguale gloria, coeterna maestà.
...Similmente è onnipotente il Padre, onnipotente il Figlio, onnipotente lo
Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre onnipotenti, ma un solo
onnipotente... Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio. E
tuttavia non vi sono tre Dei, ma un solo Dio. (...)
Poiché come
la verità cristiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è
singolarmente Dio e Signore, così pure la religione cattolica ci proibisce di
parlare di tre Dei o Signori. ... E in questa Trinità non v'è nulla che sia
prima o poi, nulla di maggiore o di minore: ma tutte e tre le persone sono
l'una all'altra coeterne e coeguali. (...) Il Padre non è stato fatto da
alcuno: né creato, négenerato. Il Figlio
è dal solo Padre: non fatto, né creato, ma generato. Lo Spirito Santo è dal
Padre e dal Figlio: non fatto, né creato, né generato, ma da essi procedente.(...) ... il Signore nostro Gesù
Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo. È Dio, perché generato dalla sostanza
del Padre fin dall'eternità; è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza
della madre. Perfetto Dio, perfetto uomo: sussistente
dall'anima razionale e dalla carne umana. Uguale al Padre
nella divinità, inferiore al Padre nell'umanità. »
|
In seguito vennero elaborati altri simboli di fede in cui si
riassumevano le dottrine precedenti e si trattavano altri punti controversi, ad
esempio al XI Sinodo di Toledo (675) venne elaborata
un'altra "confessione" attribuita in passato ad Eusebio di Vercelli, di cui si riporta solo
l'inizio:
« Professiamo
e crediamo che la santa ed ineffabile Trinità, il Padre e il Figlio e lo
Spirito Santo, secondo la sua natura è un solo Dio di una sola sostanza, di
una sola natura, anche di una sola maestà e forza.
E
professiamo che il Padre non (è) generato, non creato, ma ingenerato. Egli
infatti non prende origine da nessuno, egli dal quale ebbe sia il Figlio la
nascita, come lo Spirito Santo il procedere. Egli è dunque la fonte e
l'origine dell'intera divinità. »
|
Dipinta dal monaco-pittore russo Andrej Rublëv (1360-1427) e conservata a Mosca,Tretjakow Gallery.
Il logo della Comunità
In basso, in primo piano, si staglia sul mondo - simboleggiato dalla semisfera blu - la Bibbia aperta sulla quale si intravede un passo emblematico del vangelo di Matteo: il capitolo 11, versetti 28 – 30. Dal centro della Bibbia spunta una croce, dalla quale si diramano rigogliosi tralci d’uva. Il vertice della croce svetta sul sole raggiante, contrassegnato in alto in corrispondenza delle estremità della croce, dai cosiddetti “nomina sacra” (cioè le contrazioni e abbreviazioni delle parole sacre adottate dagli scriba, nelle antiche trascrizioni delle sacre scritture per risparmiare tempo e dagli artisti bizantini per corredare le icone): “Ο ω Ν” che significa: “Colui che è” ed in basso da: “IС” “XC”, vale a dire “Gesù” “Cristo”.
Gesù è la “Via nuova e vivente” (Eb 10, 20) da seguire e la meta dove incontreremo il Padre, pertanto, la croce – Gesù che si staglia dal centro della Bibbia è appunto, simbolo di quella “Via” che porta alla salvezza, alla dimora del Padre.
Gesù è la vite “Io sono la vite e voi i tralci, chi rimane in me porta molto frutto…”. Solo rimanendo in Lui si porta frutto, solo in Lui si può accrescere il proprio piccolo granellino di senape che è la fede. Il brano evangelico di Matteo citato nel logo: “Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò” palesa la chiamata alla salvezza dei deboli, gli ultimi, le vittime della società ed è invito a fidarsi di Gesù che ci invita a portare il suo giogo: “Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore; e troverete riposo per le vostre anime. Il mio giogo è docile ed il mio carico leggero”.
La Bibbia dalla quale scaturisce la vite è dunque, anche simbolo dell’impegno che i cristiani devono svolgere per rinnovare se stessi ed il mondo, ascoltando e vivendo la Parola e cercando di attuare “il comandamento dell’Amore”: “amate Dio con tutto voi stessi ed il prossimo, vostro, come voi stessi”. La Parola, colma di Spirito santo, porta infatti avanti il cammino della Chiesa. I protagonisti umani sono i suoi servitori e si affidano ad essa che ha il potere di edificare e di operare la salvezza. Il cristiano così diventa eco della Parola (Fil 1, 21) e diviene una lettera scritta con lo Spirito del Dio vivente, che può “essere letta da tutti gli uomini”. (2 Cor3, 2-3).
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